A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
In questi due articoli ci accingiamo ad esplorare la storia ed il presente
di una cascina che, posta a soli 4 chilometri dal Duomo, è tuttora attiva.
Si tratta della Cascina Merezzate, posta nei pressi della via omonima,
recente toponimo assegnato al tratto di strada che prolunga via Salomone
verso via Medici del Vascello. La cascina è sita al civico 52 di via Bonfadini,
di cui ho già detto essere la strada consolare per Paullo fin dai tempi
dei romani.
"Mursenc, Maregià, Mursencin": in questo modo venivano pronunciati,
dagli abitanti del posto, i nomi dei tre piccoli borghi di Morsenchio,
Merezzate e Morsenchino, posti tutti lungo la succitata strada. La pronuncia
denunciava un frammischiarsi del meneghino e del lodigiano, in particolare
quello dalla Bassa Padana: ai nostri giorni questa parlata è praticamente
estinta, fatti salvi forse pochi anziani, ed anche i borghi del resto sono
stati inclusi nel territorio cittadino.
La storia del borgo di Merezzate, però, ha origini piuttosto antiche, dato
che il primo documento che lo cita (come "Arsigiate") risale al 1346. Ma è
certo che il borgo esisteva già nel 1161, quando Federico Barbarossa, Re di
Germania, ed il suo poderoso esercito posero il campo nelle terre di
Morsenchio e in quelle adiacenti, devastando colture, vigne e ogni altra cosa
per poi volgere all'assedio e alla distruzione di Milano, come noto.
Tuttavia, la forte operosità dei suoi abitanti fece presto
rinascere la città e le sue campagne: questo vale anche per i borghi suddetti.
Nel 1600, in una "Topografia di Milano" il borgo viene riportato con il
nome di Merigia, da cui evidentemente deriva il toponimo odierno.
Dalla sua origine fino alla prima metà del ventesimo secolo la località
Merezzate era suddivisa in "Merezzate di sopra", abbattuta negli anni '50 del
ventesimo secolo, e in "Merezzate di sotto", posta poche decine di metri più
a sud, la cascina tuttora esistente.
La cascina Merezzate di sopra aveva una struttura a corte, su cui
prospicievano gli edifici adibiti alle varie funzioni. Guardando il cortile,
sulla sinistra si trovava il deposito, in mattoni a vista, sulla destra era
posizionata la stalla con il fienile, anch'essa nel tipico rosso lombardo dei
mattoni, mentre sullo sfondo, frontalmente per chi entrava, si trovavano le
abitazioni, site in un edificio anch'esso a un solo piano, come gli altri,
ma intonacato ed ornato di finestre dotate di persiane e grate.
I due complessi si fronteggiavano divisi solo da una stradina e da un
fossato, il "cavo Sala". Allo scopo di meglio posizionare questo cavo, che
tuttora scorre visibile in alcuni punti della città, vale la pena di ricordare
che tutto nasce dal cavo Borgognone che, scaturendo dalla fossa interna
interrata in via Francesco Sforza, dopo aver verosimilmente ricevuto acqua dal
Redefossi (che come noto costeggia la circonvallazione dei bastioni), scorre
in direzione ovest-est; giunto in viale Corsica, esso subisce una diramazione,
dando origine al ramo Trecca, che confluisce nel cavo Sala, mentre l’altro
ramo dà acqua alla roggia Triulza in via Cartagine e sbocca nella roggia
Spazzola, che scorre poi nei pressi di Ponte Lambro.
Un censimento del febbraio 1580, voluto dal parroco di Calvairate, sotto la
cui giurisdizione fu sottoposta per pochi mesi Merezzate, riporta che le due
cascine, in totale, sommavano trentasette abitanti. Va ricordato anche che,
per un certo periodo, i due cascinali insieme formarono un unico comune
autonomo.
Nel 1870 il fondo di Merezzate venne accorpato nel nuovo grande comune di
Mezzate, e vi rimase fino al 1925, anno in cui, assieme a Morsenchio, ne venne
staccato e inglobato nel comune di Milano.
Nel prossimo articolo esamineremo come sia mutata, nei secoli diciannovesimo e ventesimo, la tipologia delle coltivazioni nella cascina, per giungere a quelle dei giorni nostri.